Libri di Arthur Conan Doyle: le avventure di Sherlock Holmes

La fortuna di Sherlock Holmes

Arthur Conan Doyle fu uno studente brillante, laureato in Medicina e Chirurgia, che pubblicò la sua prima opera nel 1879. Ma fu solo dopo aver aperto uno studio medico nel Southsea che iniziò a scrivere ciò che gli avrebbe davvero portato fortuna: le avventure di Sherlock Holmes. Il primo romanzo sul noto detective fu Uno studio in rosso, pubblicato nel 1887, a questo seguirono Il segno dei quattro (1890), opera che lo consacrò al successo. Vennero poi altri volumi, la maggior parte dei quali sono raccolte di racconti. La maggior parte delle storie vengono narrate da Watson in prima persona, il celebre co-protagonista delle avventure di Sherlock Holmes. Vicino all’autore per anagrafe, professione e classe sociale, Watson è stato spesso identificato come l’alter ego di Arthur Conan Doyle.

Caratterizzazione del personaggio

L’autore non ha mai rivelato espressamente l’origine del personaggio. La sua principale caratteristica è una spiccata capacità d’intuito. Fin dal primo romanzo, Sherlock Holmes sfoggia delle notevoli capacità deduttive, che gli permettono di penetrare misteri irrisolvibili. In particolare, il detective è dotato non solo di grande intelligenza, ma anche di una sorprendente conoscenza della scienza e della medicina, nonché del funzionamento della mente e delle pulsioni degli esseri umani.

Sherlock Holmes è estremamente informato sulle organizzazioni criminali londinesi, mentre non è chiarissima la sua posizione riguardo il tema della religione. Sembra che creda nell’esistenza della giustizia divina, anche se in generale mostra un grande scetticismo nei confronti di tutto ciò che è irrazionale. Ci sono racconti in cui viene fatto esplicito riferimento a Dio e alla Provvidenza, ma precisa sempre che ciò che è pertinente al campo spirituale non è di sua competenza.

Sul piano dei rapporti umani, Sherlock Holmes è una persona molto distaccata. Solo con Watson riesce ad avere un rapporto di amicizia sincero. L’autore non racconta mai molto della sua vita personale, si sa che però tende a disinteressarsi delle donne. L’amore, infatti, è un’emozione allo stato puro che metterebbe a rischio la razionalità e la lucidità necessarie per risolvere i delitti, che per il detective vengono prima di ogni altra cosa.

La morte di Sherlock Holmes

Le storie di Sherlock Holmes raggiunsero un tale successo di pubblico che lo scrittore decise persino di liberarsene. Lo fece nel racconto L’ultima avventura, dove Sherlock Holmes viene fatto morire durante un duello con l’acerrimo nemico Moriarty. Quest’ultimo viene descritto come un nemico dalle enormi capacità, in grado di gestire un’ampia organizzazione criminale. Nell’ultimo scontro tra Holmes e Moriarty in Svizzera, nelle cascate di Rechenbach, il celebre detective perde la vita, senza che lo storico amico Watson possa intervenire in tempo per evitarlo.

Le proteste dei lettori furono tanto accese che lo scrittore venne convinto a far tornare in vita il detective, che ricompare ne L’avventura della casa vuota.

Gli altri libri di Arthur Conan Doyle

Arthur Conan Doyle aveva un rapporto strano con il personaggio di Sherlock Holmes. Nonostante il detective abbia avuto un successo senza precedenti nella storia del genere poliziesco, lo scrittore dichiarò di odiarlo perché era diventato più famoso di lui. Affermò anche che non era sua intenzione portare così avanti la storia di Holmes, lo ha fatto perché spinto dagli amici.

In realtà, Doyle era maggiormente attratto da altri generi letterari. Amante dell’avventura, del fantasy e della ricerca storica, realizzò il romanzo storico La compagnia bianca e i racconti satirici sulle avventure immaginarie del brigadiere Gérard.

Mentre era corrispondente della guerra anglo-boera in Sudafrica, invece, scrisse The Geat Boer War, testo di storia militare. Il genere della fantascienza è rappresentato prevalentemente dalla serie del professor Challenger. Di questi è rimasto Il mondo perduto, un celebre romanzo che racconta una spedizione su un altopiano del Sudamerica dove abitano animali preistorici sopravvissuti all’estinzione.

Doyle aveva un forte interesse per lo spiritismo e nel 1926 scrisse un saggio a riguardo. In generale, dedicò gli ultimi anni della sua vita allo studio dell’argomento, realizzando articoli e partecipando a conferenze. Il tema controverso provocò la reazione negativa da parte della Chiesa cattolica e non solo: a molti sembrava assurdo che lo scrittore che aveva dato voce a Sherlock Holmes, emblema della ragione, potesse dedicarsi tanto assiduamente a una causa che sembra sfidare ogni logica razionale.