Romanzi storici
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I romanzi storici sono opere di narrativa ambientate in un’epoca passata. Per la sua stessa natura, il romanzo storico avrà quindi una parte di pura invenzione e un’altra parte fedele alla realtà storica, non potendo ricostruire alla perfezione tutti gli usi e i costumi di una data epoca. Per questo motivo il romanzo storico è un genere letterario ibrido, in cui l’autore sa di dover porre dei vincoli alla propria inventiva per adeguarla alla realtà storica, ma allo stesso tempo deve necessariamente inserire degli elementi di propria invenzione. Il risultato è che il lettore è portato a chiedersi costantemente quanta verità ci sia nei fatti narrati.
Il periodo in cui nasce e si afferma il romanzo storico è quello del Romanticismo. Nell’Ottocento la narrativa iniziò a diventare molto più popolare rispetto alle altre forme letterarie, e ci furono diversi fattori grazie ai quali la narrativa di ambientazione storica riscosse sempre maggiore successo. Innanzitutto, bisogna ricordare che siamo negli anni del metodo scientifico, in cui c’è un forte interesse nei confronti degli studi storici. Si cominciano ad approfondire le circostanze e le motivazioni dei grandi eventi che hanno segnato il corso della storia, e si fa strada l’idea che non tutto segua una logica casuale, anzi: le stesse guerre obbediscono a una logica precisa, e gli storici si interrogano per ricostruirla. Insomma, si inizia a capire che gli esseri umani sono fortemente condizionati dalla storia, senza contare che in questi anni prendono piede i primi nazionalismi: un’altra spinta all’attività degli storici, quindi, proviene dal desiderio di rievocare la grandezza dei popoli passati.
Il romanzo che viene tradizionalmente considerato il capostipite del genere è Waverley, dello scrittore scozzese Walter Scott. Pubblicato nel 1814, il romanzo è ambientato nel 1745 nel periodo della rivolta giacobita e narra i tentativi di restaurazione di un governo sul trono inglese. Fin da subito questo e altri romanzi di Scott riscossero un notevole successo e furono tradotti in diverse lingue.
La produzione di Scott era influenzata dai cambiamenti che avevano cambiato l’assetto dell’Europa, uno su tutti la rivoluzione francese. In quel contesto, per la prima volta il popolo aveva giocato un ruolo fondamentale. Ecco allora che i suoi protagonisti sono “eroi medi”, a cavallo fra diversi gruppi sociali: non vengono dalle alte sfere, ma rappresentano la maggioranza della popolazione ed è probabilmente in questo il segreto del successo dei romanzi dello scrittore scozzese.
Anche in Italia il romanzo storico iniziò ad acquisire una certa popolarità nel corso dell’Ottocento. Dalla prima traduzione in italiano di Ivanhoe, romanzo di Walter Scott, nel 1822, il fenomeno esplose e si diffuse rapidamente. Nei vent’anni successivi si pubblicarono in Italia oltre cento romanzi storici di autori italiani, una crescita favorita anche dalla situazione politica del paese: l’obiettivo era diffondere esempi eroici di libertà e ideali patriottici.
Ma la punta di diamante della produzione italiana riguardo i romanzi storici è ovviamente l’opera di Manzoni, I promessi sposi. La prima edizione dell’opera, uscita nel 1827, segnò un momento fondamentale nella storia del romanzo storico. Manzoni conosceva Ivanhoe e dal libro recupera l’espediente di un manoscritto ritrovato. Inoltre, la sua attenzione ai fatti storici è testimoniata dal fatto che, come lui stesso ha dichiarato, sono stati consultati documenti originali e relazioni storiche dell’epoca interessata. In questo modo, nell’opera di Manzoni si trovano fatti di pura invenzione che però sono verosimili, e sullo sfondo ci sono vicende storiche realmente accadute.
I promessi sposi furono uno spartiacque. Da quel momento, all’interno del genere letterario si formarono due diverse correnti. Una è quella manzoniana, che mette in risalto i valori morali e i personaggi umili, l’altra è quella scottiana, più orientata verso l’avventura e i duelli nelle ambientazioni medievali.
Dal 1840 in poi, la narrativa storica iniziò a prendere direzioni nuove, in particolare ci si concentrò di più sull’introspezione psicologica dei personaggi. In Italia questo passaggio non fu così netto, perché l’unificazione del paese non era ancora avvenuta, e così continuarono a diffondersi romanzi storici con il principale obiettivo di promuovere i valori risorgimentali.
Nei primi decenni del Novecento, l’affermarsi di correnti come il Futurismo mise da parte il romanzo storico, considerato parte di quella narrativa tradizionale che questi nuovi movimenti intendevano abolire. Le guerre mondiali ispirarono la produzione letteraria e ancora oggi si considerano romanzi storici molti titoli pubblicati in quel periodo, anche se spesso si tratta di vicende vissute in prima persona dagli autori. Si può pensare a tutta la produzione del neorealismo, un movimento sorto nel secondo dopoguerra che si distingueva per l’esigenza di raccontare ciò che si era vissuto nei terribili momenti del conflitto.
Nonostante questo, il romanzo storico non fu il genere letterario più popolare nel corso del Novecento, quando veniva in parte oscurato dall’affermarsi di nuovi generi di successo come il giallo. Ci furono, però, eventi significativi che rappresentarono una sorta di rilancio del romanzo storico: si pensi a La storia di Elsa Morante, che ebbe un grande successo di pubblico anche grazie al ridotto prezzo di copertina imposto dall’autrice, per evidenziare la destinazione popolare del libro.
Ad oggi, i romanzi storici continuano ad attrarre autori molto diversi tra loro e la produzione è molto eterogenea: troviamo ricostruzioni storiche meticolose così come opere che lasciano piena libertà all’invenzione. Oltre l’ambientazione storica, quindi, è difficile trovare dei tratti in comune tra questi romanzi e i rispettivi autori, che provengono dalle esperienze più varie.